La Colonia Sant'Antonio
La “Colonia S. Antonio” dell’Opera Don Orione è una Casa Religiosa di Ospitalità sita in località Gornelle sull’Aspromonte nel Comune di Reggio Calabria.
Il Centro è realizzato nel Parco Nazione della Calabria “Zona Aspromonte” in quella che è denominata la “Montagna di Reggio” ed è sorto per ospitare anziani, disabili, ragazzi nonché gruppi parrocchiali e famiglie con la possibilità di organizzare corsi di catechesi, campi scuola e attività ricreative. Offre la possibilità di effettuare escursioni naturalistiche nei boschi che circondano le strutture abitative nonché campeggio in tenda.
Il Centro, un tempo industria per il taglio e la lavorazione del legname, è stato donato all’Opera Antoniana della Calabria dal Signor Oradini per ospitare i ragazzi della Collina degli Angeli, istituto di Reggio Calabria voluto dallo stesso Don Orione.
Il Centro è realizzato nel Parco Nazione della Calabria “Zona Aspromonte” in quella che è denominata la “Montagna di Reggio” ed è sorto per ospitare anziani, disabili, ragazzi nonché gruppi parrocchiali e famiglie con la possibilità di organizzare corsi di catechesi, campi scuola e attività ricreative. Offre la possibilità di effettuare escursioni naturalistiche nei boschi che circondano le strutture abitative nonché campeggio in tenda.
Il Centro, un tempo industria per il taglio e la lavorazione del legname, è stato donato all’Opera Antoniana della Calabria dal Signor Oradini per ospitare i ragazzi della Collina degli Angeli, istituto di Reggio Calabria voluto dallo stesso Don Orione.
La Storia
Dono di carità nella Chiesa
Il Santuario è sorto come un fiore di carità dentro la Chiesa. Non solo per la realtà in se stessa: maturata fra i dolori e le necessità provocati dal disastro tellurico del 1908; ma anche per le persone che l’hanno realizzata: Don Orione, l’arcivescovo Puija, il parroco De Lorenzo, il Santo Catanoso.
SAN LUIGI ORIONE è venuto a Reggio all’indomani del terremoto, fra le macerie; e, dopo le opere di Tremulini e di San Prospero sulla Via Reggio Campi, compì il capolavoro della sua carità accettando il dono della Collina degli Angeli da parte del parroco De Lorenzo, i suggerimenti del Beato Catanoso e gli inviti dell’arcivescovo del tempo, con l’Opera Antoniana delle Calabrie per orfani, abbandonati o comunque bisognosi. L’opera può dirsi frutto di fede e di grandi sacrifici. Egli fu assiduamente presente nella realtà ecclesiale di Reggio dal 1906 fino alla sua morte, nel 1940. I Reggini tutti – e non solo i cattolici – hanno accolto tanta testimonianza e hanno serbato e tuttora conservano nel profondo del cuore la più sincera e profonda riconoscenza. E oggi ancora guardano al Santuario come a luogo fra i più sacri alla memoria, alla gratitudine e alla fede. E vi accorrono tutti e più volte nella vita con convinzione e pietà sentita.
L’ARCIVESCOVO PUIJA – Amava come un’opera rispondente pienamente alla sua anima e al suo servizio episcopale nella Chiesa Reggina il Santuario. Vi si recava spesso e non nascondeva la sua predilezione. Basta ricordare l’ultimo gesto della sua vita. Nel 1937, “l’arcivescovo aveva 84 anni e, in seguito allo strapazzo affrontato per assistere alla festa di Sant’Antonio, si ebbe un collasso. Il 18 agosto emise il Decreto con cui si dichiarava Santuario diocesano la chiesa di S.Antonio da Padova. Nel pomeriggio volle recarlo personalmente ai Padri dell’Opera Antoniana. Ritornato a casa attese alle solite occupazioni e, recitate le preghiere della sera, si ritirò nella sua camera. Nella notte passò placidamente al Signore. La mattina il cameriere lo trovò freddo con le braccia incrociate sul petto”. Il Decreto porta la data del 15 agosto 1937. (F.Russo, Storia dell’Archidiocesi di Reggio Calabria, III vol., Ed. Laurenziana, Napoli, 1965, p.294).
IL PARROCO DE LORENZO - “Il santuario di S.Antonio da Padova sorge sulla Collina degli Angeli, nell’ambito della parrocchia della Candelora. Fu il parroco Don Salvatore De Lorenzo ad averne la prima idea fin dal 1919. Aiutato finanziariamente da una pia donna, Elena Naldi, egli acquistò il terreno per sistemarvi due padiglioni per i ragazzi abbandonati. Prima di morire (14 marzo 1921), egli legò a Don Luigi Orione la Collina degli Angeli con un suo agrumeto e alcuni diritti su dei fabbricati . Don Orione, l’ardente apostolo della carità, accettò l’offerta e, aiutato da Don Bartoli, fece sorgere l’Orfanotrofio con la grande e bella chiesa di S.Antonio, che, presto, divenne meta della devozione del popolo reggino e si trasformò in Santuario. La prima pietra fu benedetta con grande solennità il 13 settembre del 1928, in occasione del Primo Congresso Eucaristico Regionale…Il 10 giugno 1934 era benedetto e inaugurato…L’edificio è veramente maestoso; ma è reso ancor più possente dalla sua posizione sulla collina, che domina la Città e lo splendido Stretto con ampia visuale sull’opposta sponda della Sicilia. E’ in stile gotico moderato…L’interno è a tre navate, decorato da belle pitture” (F.Russo,o.c., II vol., p.417).
SAN GAETANO CATANOSO – Successo nella parrocchia della Candelora al De Lorenzo, fin dal 1921, ne continuò l’opera. Ben presto raccolse ottomila lire per queste opere, e si affiancò a Don Orione nel realizzarle. Il 13 giugno 1924 poteva inaugurare l’opera già ben avviata la quale ospitava una ventina d’orfani. La stima, l’affetto e la fraterna amicizia tra Don Orione e P. Catanoso è stata ben messa in risalto in questi ultimi tempi. Insieme ai due Santi, molti preti reggini s’associarono. Ricordiamo tra gli altri: Mons.Tramontana, Mons.Demetrio Moscato, poi arcivescovo di Salerno, Mons.Giuseppe Calabrò, protopapa della cattolica, Mons.Francesco Quattrone, Vicario Generale della Diocesi, ed altri ancora. Il tono dei due Beati elevava il tono per altro abbastanza elevato ai benemeriti figli di Don Orione.
Vita nel Santuario
Il 22 giugno 1961, un concerto d’otto campane era inaugurato nel santuario, appagamento di un desiderio espresso da Don Orione, nell’ultima sua visita all’Opera Antoniana in Reggio Calabria il 23 maggio 1931.
In realtà, la comunità orionina opera nel santuario su tre tracce: evangelizzazione, liturgia, carità. Circa l’evangelizzazione, in comunione col Papa e con l’Episcopato, nel santuario vi si svolge un’intensa attività catechistica sia per i fedeli sia frequentano con assiduità, sia per quelli occasionali. Sono i sacerdoti con le loro omelie, discorsi, esortazioni varie; sono catechisti laici ben preparati, che, soprattutto da quando il santuario è stato designato come sede parrocchiale dall’Arcivescovo diocesano, svolgono un insegnamento dottrinale metodico con i Catechismi della C.E.I. E’ ovvio che sono tenuti presenti gli insegnamenti del Papa e le direttive del Vescovo diocesano. La Parola testimoniata e presentata ritorna fonte di vita divina quando avviene la preparazione ai Sacramenti. E l’annuncio si serve pure del supporto degli strumenti elettronici e della stampa, ogni volta che ciò è ritenuto proficuo.
La liturgia è celebrata sollecitando la pia, consapevole e attiva partecipazione del popolo presente. Ai fedeli, volta per volta, sono donati i mezzi più idonei che favoriscono la loro partecipazione. I Sacramenti sono amministrati secondo le norme della Chiesa e con la massima dignità, dopo conveniente preparazione catechistica. L’edificio stesso, sempre pulito e ben ornato, è stato in questi ultimi mesi dotato di un grande organo a canne, benedetto dall’Ecc.mo Arcivescovo Mondello, alla presenza di numerosi sacerdoti e fedeli.
Il convenire di migliaia e migliaia di fedeli, nel corso dell’anno, da Reggio e insieme da tutta la Calabria e dalla vicina Sicilia, specialmente in occasione dei “Tredici martedì” in onore di S. Antonio, è occasione in cui risalta la carità e la comunità, espressa dal santuario di S. Antonio. Sono semi, che sono deposti nel cuore dei fedeli presenti e dalla reciproca carità continuamente richiamata dai sacerdoti, e dalla carità che è “gridata” dalle opere annesse in favore dei ragazzi bisognosi e degli anziani soli, e anche dei giovani accolti nelle strutture dell’Opera sia per attività sportive, che culturali e spirituali. L’amore di Dio e l’amore del prossimo sono il “segno” che nel santuario si vivono e si esperimentano ogni istante.
Conclusione
Fino a pochi anni fa la cominità degli Orionini, a Reggio, operava in tre zone della Città: a Tremulini, a Via Reggio Campi e alla Collina degli Angeli. Oggi, mentre a Tremulini rimane una comunità orionina di Suore, peraltro molto impegnata e benemerita, i sacerdoti orionini sono presenti solo alla Collina degli Angeli, nel santuario e nelle opere accanto.
Il Santuario di Sant’Antonio esalta, all’interno della stessa Chiesa Reggina, in un contesto sociale tribolato da calamità naturali e da evidenti difficoltà ambientali, la definizione di Don Orione data dal Papa Giovanni Paolo II: “Meravigliosa e geniale espressione della carità cristiana”.
Il Santuario è per i Calabresi un plastico richiamo al valore del sacrificio diuturno e nell’amore teso alla solidarietà cristiana, all’impegno per il bene comune, all’attenzione per i più poveri, sofferenti, emarginati. E ciò nello scenario suggestivo di una collina che, oltre la bellezza naturale, è un richiamo alle realtà celesti.
Il Santuario è sorto come un fiore di carità dentro la Chiesa. Non solo per la realtà in se stessa: maturata fra i dolori e le necessità provocati dal disastro tellurico del 1908; ma anche per le persone che l’hanno realizzata: Don Orione, l’arcivescovo Puija, il parroco De Lorenzo, il Santo Catanoso.
SAN LUIGI ORIONE è venuto a Reggio all’indomani del terremoto, fra le macerie; e, dopo le opere di Tremulini e di San Prospero sulla Via Reggio Campi, compì il capolavoro della sua carità accettando il dono della Collina degli Angeli da parte del parroco De Lorenzo, i suggerimenti del Beato Catanoso e gli inviti dell’arcivescovo del tempo, con l’Opera Antoniana delle Calabrie per orfani, abbandonati o comunque bisognosi. L’opera può dirsi frutto di fede e di grandi sacrifici. Egli fu assiduamente presente nella realtà ecclesiale di Reggio dal 1906 fino alla sua morte, nel 1940. I Reggini tutti – e non solo i cattolici – hanno accolto tanta testimonianza e hanno serbato e tuttora conservano nel profondo del cuore la più sincera e profonda riconoscenza. E oggi ancora guardano al Santuario come a luogo fra i più sacri alla memoria, alla gratitudine e alla fede. E vi accorrono tutti e più volte nella vita con convinzione e pietà sentita.
L’ARCIVESCOVO PUIJA – Amava come un’opera rispondente pienamente alla sua anima e al suo servizio episcopale nella Chiesa Reggina il Santuario. Vi si recava spesso e non nascondeva la sua predilezione. Basta ricordare l’ultimo gesto della sua vita. Nel 1937, “l’arcivescovo aveva 84 anni e, in seguito allo strapazzo affrontato per assistere alla festa di Sant’Antonio, si ebbe un collasso. Il 18 agosto emise il Decreto con cui si dichiarava Santuario diocesano la chiesa di S.Antonio da Padova. Nel pomeriggio volle recarlo personalmente ai Padri dell’Opera Antoniana. Ritornato a casa attese alle solite occupazioni e, recitate le preghiere della sera, si ritirò nella sua camera. Nella notte passò placidamente al Signore. La mattina il cameriere lo trovò freddo con le braccia incrociate sul petto”. Il Decreto porta la data del 15 agosto 1937. (F.Russo, Storia dell’Archidiocesi di Reggio Calabria, III vol., Ed. Laurenziana, Napoli, 1965, p.294).
IL PARROCO DE LORENZO - “Il santuario di S.Antonio da Padova sorge sulla Collina degli Angeli, nell’ambito della parrocchia della Candelora. Fu il parroco Don Salvatore De Lorenzo ad averne la prima idea fin dal 1919. Aiutato finanziariamente da una pia donna, Elena Naldi, egli acquistò il terreno per sistemarvi due padiglioni per i ragazzi abbandonati. Prima di morire (14 marzo 1921), egli legò a Don Luigi Orione la Collina degli Angeli con un suo agrumeto e alcuni diritti su dei fabbricati . Don Orione, l’ardente apostolo della carità, accettò l’offerta e, aiutato da Don Bartoli, fece sorgere l’Orfanotrofio con la grande e bella chiesa di S.Antonio, che, presto, divenne meta della devozione del popolo reggino e si trasformò in Santuario. La prima pietra fu benedetta con grande solennità il 13 settembre del 1928, in occasione del Primo Congresso Eucaristico Regionale…Il 10 giugno 1934 era benedetto e inaugurato…L’edificio è veramente maestoso; ma è reso ancor più possente dalla sua posizione sulla collina, che domina la Città e lo splendido Stretto con ampia visuale sull’opposta sponda della Sicilia. E’ in stile gotico moderato…L’interno è a tre navate, decorato da belle pitture” (F.Russo,o.c., II vol., p.417).
SAN GAETANO CATANOSO – Successo nella parrocchia della Candelora al De Lorenzo, fin dal 1921, ne continuò l’opera. Ben presto raccolse ottomila lire per queste opere, e si affiancò a Don Orione nel realizzarle. Il 13 giugno 1924 poteva inaugurare l’opera già ben avviata la quale ospitava una ventina d’orfani. La stima, l’affetto e la fraterna amicizia tra Don Orione e P. Catanoso è stata ben messa in risalto in questi ultimi tempi. Insieme ai due Santi, molti preti reggini s’associarono. Ricordiamo tra gli altri: Mons.Tramontana, Mons.Demetrio Moscato, poi arcivescovo di Salerno, Mons.Giuseppe Calabrò, protopapa della cattolica, Mons.Francesco Quattrone, Vicario Generale della Diocesi, ed altri ancora. Il tono dei due Beati elevava il tono per altro abbastanza elevato ai benemeriti figli di Don Orione.
Vita nel Santuario
Il 22 giugno 1961, un concerto d’otto campane era inaugurato nel santuario, appagamento di un desiderio espresso da Don Orione, nell’ultima sua visita all’Opera Antoniana in Reggio Calabria il 23 maggio 1931.
In realtà, la comunità orionina opera nel santuario su tre tracce: evangelizzazione, liturgia, carità. Circa l’evangelizzazione, in comunione col Papa e con l’Episcopato, nel santuario vi si svolge un’intensa attività catechistica sia per i fedeli sia frequentano con assiduità, sia per quelli occasionali. Sono i sacerdoti con le loro omelie, discorsi, esortazioni varie; sono catechisti laici ben preparati, che, soprattutto da quando il santuario è stato designato come sede parrocchiale dall’Arcivescovo diocesano, svolgono un insegnamento dottrinale metodico con i Catechismi della C.E.I. E’ ovvio che sono tenuti presenti gli insegnamenti del Papa e le direttive del Vescovo diocesano. La Parola testimoniata e presentata ritorna fonte di vita divina quando avviene la preparazione ai Sacramenti. E l’annuncio si serve pure del supporto degli strumenti elettronici e della stampa, ogni volta che ciò è ritenuto proficuo.
La liturgia è celebrata sollecitando la pia, consapevole e attiva partecipazione del popolo presente. Ai fedeli, volta per volta, sono donati i mezzi più idonei che favoriscono la loro partecipazione. I Sacramenti sono amministrati secondo le norme della Chiesa e con la massima dignità, dopo conveniente preparazione catechistica. L’edificio stesso, sempre pulito e ben ornato, è stato in questi ultimi mesi dotato di un grande organo a canne, benedetto dall’Ecc.mo Arcivescovo Mondello, alla presenza di numerosi sacerdoti e fedeli.
Il convenire di migliaia e migliaia di fedeli, nel corso dell’anno, da Reggio e insieme da tutta la Calabria e dalla vicina Sicilia, specialmente in occasione dei “Tredici martedì” in onore di S. Antonio, è occasione in cui risalta la carità e la comunità, espressa dal santuario di S. Antonio. Sono semi, che sono deposti nel cuore dei fedeli presenti e dalla reciproca carità continuamente richiamata dai sacerdoti, e dalla carità che è “gridata” dalle opere annesse in favore dei ragazzi bisognosi e degli anziani soli, e anche dei giovani accolti nelle strutture dell’Opera sia per attività sportive, che culturali e spirituali. L’amore di Dio e l’amore del prossimo sono il “segno” che nel santuario si vivono e si esperimentano ogni istante.
Conclusione
Fino a pochi anni fa la cominità degli Orionini, a Reggio, operava in tre zone della Città: a Tremulini, a Via Reggio Campi e alla Collina degli Angeli. Oggi, mentre a Tremulini rimane una comunità orionina di Suore, peraltro molto impegnata e benemerita, i sacerdoti orionini sono presenti solo alla Collina degli Angeli, nel santuario e nelle opere accanto.
Il Santuario di Sant’Antonio esalta, all’interno della stessa Chiesa Reggina, in un contesto sociale tribolato da calamità naturali e da evidenti difficoltà ambientali, la definizione di Don Orione data dal Papa Giovanni Paolo II: “Meravigliosa e geniale espressione della carità cristiana”.
Il Santuario è per i Calabresi un plastico richiamo al valore del sacrificio diuturno e nell’amore teso alla solidarietà cristiana, all’impegno per il bene comune, all’attenzione per i più poveri, sofferenti, emarginati. E ciò nello scenario suggestivo di una collina che, oltre la bellezza naturale, è un richiamo alle realtà celesti.